Borgo Medievale di Casertavecchia
Delle sue origini si
conosce veramente poco se non fosse per uno scritto del monaco benedettino
Echemperto, risalente al IX secolo, in cui fa riferimento a un piccolo abitato,
situato tra le montagne, denominato Casa
Hirta, ossia villaggio di difficile accesso. Con
l’arrivo dei Normanni l’aspetto di questo piccolo villaggio
collinare è cambiato, cominciando a splendere di bellezza grazie alla
costruzione di diversi edifici, come la cattedrale consacrata nel XII secolo al
culto di San Michele Arcangelo. La piazza della cattedrale non è molto lontana dall’ingresso del borgo,
dove c’è una piccola terrazza con una piacevole vista sulla pianura campana
fino al Vesuvio e la costa con le isole. Da qui sembra tutto
così piccolo mentre la frenesia che vivono le grandi città appare lontana; non
c’è caos né rumori assordanti, si respira solo un clima di pace e serenità. Una
stretta stradina svela il caratteristico impianto medievale, con tipiche case
in pietra calcarea e tufo grigio tra i cui tetti si elevano gli alti campanili
della chiesa dell’Annunziata e del duomo. Come una sentinella attenta a sorvegliare il tutto,
c’è il torrione del castello che si innalza sulla sommità del centro abitato.
Risalente al IX secolo, con i Normanni il castello diventa una residenza fortificata di cui resta il
massiccio “maschio” o Torre dei falchi. Con le sue imponenti dimensioni, siamo davanti a uno dei torrioni più grandi d’Europa, utilizzato in parte a conservare derrate
alimentari (nei piani inferiori) e in parte come residenza signorile (i piani
superiori). Con la caduta dei re Borbone, la struttura è stata convertita in cisterna per essere, in
tempi più recenti, restaurata e riconosciuta Monumento Comunale. Se, giunti
qui, udite all’improvviso degli strani vocii non stupitevi: la torre, infatti,
è abitata dal fantasma di Siffridina, consuocera del grande sovrano Federico II di Svevia. Si racconta che fosse così legata a questi luoghi che,
quando fu imprigionata a Trani fino alla fine dei suoi giorni, il suo spirito
fece ritorno a Casertavecchia per dimorare nelle stanze della torre.
A pochi passi dal castello, inoltrandovi verso il centro del borgo, si incrocia
la chiesa dell’Annunziata, risalente alla prima metà del XVI secolo anche se,
oggi, appare quasi completamente ristrutturata. La sua principale funzione è
stata, negli anni, prettamente sociale, legata al sostentamento delle famiglie
più povere, tant’è che qui venivano a sposarsi le coppie appartenenti alle
classi sociali più umili. Il duomo si affaccia sulla piazza principale; un austero quanto maestoso edificio che conquista il visitatore con i suoi diversi stili e
un impianto architettonico che richiama quello dell’abbazia di Montecassino. Superata la soglia di ingresso si fanno ammirare subito le
due file di nove massicce colonne che sembrano provenire da edifici molto
antichi, forse i templi pagani che un tempo si trovavano nel territorio.
Proprio a queste colonne è legata la leggenda delle fate di Casa Hirta: si narra, infatti, che i boschi tifatini fossero abitati da
piccole e magiche creature alate che aiutarono la popolazione del villaggio a
costruire la cattedrale; più precisamente trasportarono le colonne, che
ammiriamo ancora oggi, in cambio della sola gloria eterna. La cupola del duomo è quella che si nasconde meglio agli occhi
dell’osservatore, anche se la sua bellezza è pari a quella delle chiese di
Amalfi, di cui riproduce lo stile di ispirazione araba.