Sul vestibolo superiore, di fronte al vano dello Scalone d'onore, si apre la Cappella Palatina, inaugurata alla presenza di Ferdinando IV nel Natale del 1784. Più che un luogo di preghiera, essa sembra un grande salone di ricevimento, data la scarsa presenza di decorazioni pittoriche e la profusione di marmi pregiati.
La chiesa di santa Maria delle Grazie sorse nel breve arco di 23 mesi per volere ed a spese di Ferdinando IV, che ne affidò il progetto e la direzione dei lavori all'architetto Ferdinando Collecini pochi giorni dopo il suo ritorno a Napoli, ed alla Vaccheria. L'inaugurazione avvenne il 2 luglio 1805 con grandi festeggiamenti che si protrassero per otto giorni e culminarono con un concerto diretto da Paisiello. La chiesa di Santa Maria delle Grazie è la testimonianza più visibile dell'antica vita della Vaccheria e ne costituisce ancora il centro di gravità.
La Chiesa risalente al 1053, di fondazione longobarda, fu restaurata in età romanica e passò ai benedettini di Montecassino nel secolo XI. La chiesa si presenta oggi in veste tipicamente romanica, frutto dell'ultimo restauro che ha abolito tutte le modifiche settecentesche. Oltre agli affreschi, ai resti dei pavimenti medievali, molto interessante risulta essere il sarcofago romano di epoca imperiale che funge da Altare Maggiore.
Secondo gli studiosi Ottaviano Melchiori e Pasquale Iadone (1762-1838), la chiesa era stata edificata su un tempio pagano, forse dedicato a Giove o Marte mentre il Faraone affermò che si ergeva sul sito di una preesistente basilica del VI sec. a.C.. La chiesa fu ristrutturata più volte nel corso dei secoli e le prime trasformazioni risalgano al X secolo, quando Caiazzo divenne Diocesi, e al periodo della dominazione normanna.
La Chiesa della Parrocchia di S. Pietro del Franco è così chiamata perché uno dei Conti Longobardi di Caiazzo, Landolfo Franco ne avrebbe curato la fondazione prima del 1061. Infatti in antiche pergamene spesso si legge "Ecclesia S. Petri qui dicitur del Franco". Come vuole un'antichissima tradizione, la chiesa ricorderebbe la venuta di S. Pietro Apostolo in Caiazzo e la celebrazione su un altare primitivo degli Uffici Divini.
Il Santuario dell'Addolorata fu costruito agli inizi del Cinquecento a spese di tutta la comunità su di una chiesetta preesistente già dedicata allAnnunziata. La sua costruzione fu molto travagliata e si protrasse nel tempo. Un forte terremoto nel 1590 ne provocò il crollo della cupola e della volta, nonché ritardi nella costruzione dovuti alla mancanza di manodopera causata dalla peste che, nella prima metà del 1600, flagellò lintero paese. Degno di nota è il pulpito di legno intagliato del 1700 (elemento di maggior pregio dell'intera struttura) e la tela dell'Annunciazione posta sull'altare maggiore, risalente agli inizi del 1800.
La Chiesa come le altre in Alvignano è del XII-XIII secolo, ha la forma di croce latina con una cupola centrale. All'interno ha due navate laterali con la volta a veli, mentre quella centrale ha la volta a botte. All'interno nella navata di sinistra sono conservate le reliquie di San Ferdinando d'Aragona Proprio sotto la statua del Santo, nella navata di destra si trova un fonte battesimale del XVI secolo e sulla parete è raffigurato il battezzo di Gesù. Sull'altare maggiore si può ammirare una tela del XVII secolo. All'interno si trova un organo del 1700 recentemente restaurato.
Fu iniziata la costruzione da probabili maestranze di scuola Casauriense nel 1113 riutilizzando in parte materiali provenienti da antichi edifici d'epoca romana, e consacrata nel 1183; l'aspetto esterno attuale fu raggiunto nella prima metà del XIII secolo con l'aggiunta del portico e del finestrone posto nella parte alta della facciata. L'interno invece, eliminato il soffitto a capriate già nel Duecento, rimase romanico fino a metà del Settecento quando il vescovo Francesco Caracciolo d'Altamura decise di ammodernarlo secondo i gusti e lo stile dellepoca, ossia il barocco.
Della Chiesa di San Rocco, costruita su una piccola cappella preesistente dedicata a San Leonardo, si ha notizia sin dal 1308 ed è risalente al XVI secolo. La chiesa è famosa per il portale in legno interamente scolpito a mano, la statua lignea di San Rocco del '700 e i bellissimi affreschi sull'abside del Galloppi.
La Chiesa, la cui esistenza risale sin dal 1182, è dedicata a Sant'Eraclio, vescovo e martire africano. Sulla parete dell'abside troneggia un quadro, risalente al XVI secolo, che raffigura la Santissima Vergine con il bambino Gesù che stringe al petto una piccola sfera. Di grande pregio e valore storico sono l'altare e il battistero di onice, donati da Francesco VI Grimaldi nella prima metà del '700. Sulla Cantoria si conserva un organo prezioso costruito nel 1875 strutturato in 916 canne, 2 tastiere, pedaliera e 12 registri.
La villa Campolieto è una villa vesuviana situata lungo il Miglio d'oro, nel comune di Ercolano. La villa sorge in posizione panoramica sul lato rivolto al mare dell'allora strada regia per le Calabrie, nel tratto divenuto poi noto come Miglio d'oro per la presenza di questa ed altre dimore nobiliari di epoca borbonica.La villa fu fatta edificare a partire dal 1755 da Lucio di Sangro, duca di Casacalenda. Luigi Vanvitelli diresse i lavori dal 1763 al 1773, dando così la propria impronta con l'esecuzione di poche ma sostanziali modifiche al progetto originario; dopo la sua morte, gli subentrò il figlio Carlo, che portò a compimento la fabbrica nel 1775.
Il PaleoLab di Pietraroja, museo-laboratorio inaugurato nel 2005, nasconde un'esperienza emozionante: un magico
ascensore capace di trasportare indietro nel tempo, in un passato
lontano 100 milioni di anni, quando il Matese era una laguna tropicale
popolata da pesci e rettili. Tra loro, anche un piccolo dinosauro: lo
Scypionix Samniticus, per gli amici "Ciro". Si tratta del primo
esemplare completo di dinosauro rinvenuto in Italia.
Il museo si pone come luogo di documentazione, riferimento e stimolo alla valorizzazione del territorio della valle del Titerno. La sala geologica presenta temi generali quali la formazione della catena appenninica ed i processi di fossilizzazione degli organismi. Ampio spazio è dedicato alle formazioni geologiche locali e ad alcuni reperti grazie ai quali si viene introdotti a temi come l'origine della vita. Una ricca sezione dedicata alla civiltà contadina locale espone in sale tematiche costumi, numerosi utensili e attrezzature per la lavorazione del legno, della pietra, della lana, ambienti e oggetti di uso domestico che facevano parte della vita quotidiana
Il Museo nasce come conseguenza di un lungo percorso di ricerca scientifica sul campo. Lo studio geo-paleontologico del territorio cilentano, la progettazione e realizzazione di un iter di valorizzazione del patrimonio geo-paleontologico del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano svoltosi nellarco di oltre venti anni, hanno dato vita allidea del Museo Paleontologico.
Il palazzo, aggregato al Monastero di S. Gabriele, è d'impianto tardo - gotico con un elegante portale policentrico del XIII secolo. Nelle lunette del portale, nel cuneo dell'arco, e all'angolo sporgente del palazzo, vi sono gli stemmi della famiglia Fazio, con la mezza luna maomettana, in ricordo della partecipazione alle Crociate. La famiglia Fazio, che ha origine nel XIII secolo, contava guerrieri, giuristi, proprietari terrieri che dettero lustro alla città di Capua. La famiglia si estinse nel 1735 con Ludovico.
La chiesa di San Michele Arcangelo, anche conosciuta come Duomo, è il principale luogo di culto cattolico di Casertavecchia, fino al 1841 cattedrale della diocesi di Caserta.
La chiesa, dedicata a San Michele Arcangelo, sorge in un borgo medioevale di origine longobarda posto sulla cima di un colle, a 401 metri sulle pendici dei Monti Tifatini.
La fondazione forse avvenne sui resti di una precedente chiesa longobarda. La costruzione fu terminata, sotto il vescovo Giovanni, nel 1153 quando fu consacrato al culto, come si legge sulla iscrizione nell'architrave del portale centrale che cita anche il nome dell'architetto, Erugo, che seguì i lavori, quantomeno nell'ultima fase.
La chiesa ebbe comunque un secondo momento costruttivo con notevoli modifiche ed accrescimenti anche durante il XIII secolo (transetto, cupola, campanile) con caratteri più vicini allo stile gotico. Nel XVI secolo, addossata sul lato sinistro della cattedrale fu costruita una cappella quadrata, coperta da una cupoletta simile a quella della chiesa stessa. Alla fine del Seicento furono effettuati lavori interni che trasformarono l'originario aspetto romanico in quello di una chiesa barocca.
Nel 1926 un radicale restauro riportò la chiesa all'originario aspetto romanico.
La cattedrale, dedicata in origine a San Terenziano, venne in seguito intitolata a San Clemente. La costruzione ebbe inizio nel 1050 ad opera del vescovo Guglielmo, per sostituire la vecchia cattedrale di San Paride ad Fontem, posta al di fuori delle mura cittadine. I lavori furono completati nel 1116 ad opera del vescovo Pandulfo.
L'edificio presenta una struttura basilicale suddivisa in tre navate da due file di colonne. Nel corso del '500 l'abside romanica venne modificata e in quell'occasione fu inserito nel presbiterio un prezioso coro ligneo intagliato, costruito nel 1539 dal benedettino Antonio Maria Sertorio. Il coro subì due restauri, il primo nel '600 ed il secondo nel 1957, in seguito ai danni subiti durante la seconda guerra mondiale.
L'intera cattedrale è stata completamente ricostruita dopo la seconda guerra mondiale e dellimpianto originario resta solo il campanile, risalente ad interventi dei secoli XV e XVI.